« Dividi e governa » è un vecchio principio di saggezza politica. Nei 36 Stratagemmi, un manuale cinese dell’arte della guerra, il terzo è formulato come segue : « Elimina l’avversario con un coltello preso in prestito » (il significato principale della parola stratagemma è « astuzia di guerra »). Lo storico greco Polibio, nel II secolo a.C., spiegò come i Romani fossero maestri nell’arte di separare i loro nemici prima di conquistarli.
Machiavelli nel XVI secolo osservava che « Alcuni principi, per tenere in modo sicuro lo stato, hanno disarmato i loro sudditi ; alcuni altri hanno tenuto divise le terre sottomesse ; alcuni hanno nutrito inimicizie contro a sé medesimi […] »(1)
Ma contrariamente a quanto generalmente si afferma, egli non approvava necessariamente coloro che fomentavano o mantenevano queste fratture ; al contrario, scriveva che « credo che le divisioni non fecero mai bene alcuno ; anzi è necessario, quando il nimico si accosta che le città divise si perdono subito ; perché sempre la parte più debole si aderirà alle forze esterne, e l’altra non potrà reggere. »(2) Osservò che era la divisione dell’Italia mantenuta dalla Repubblica di Venezia che ne stava facilitando la conquista da parte della Spagna, una grande potenza dell’epoca. E questo è ciò che accadde più tardi in Europa, quando i grandi imperi (quello di Napoleone, o il Terzo Reich tedesco) trovarono avversari divisi che potevano facilmente sconfiggere e poi schierarsi per la loro causa, volenti o nolenti. È stato solo quando si sono uniti in grandi coalizioni che sono stati in grado di superare la minaccia alla loro libertà.
Fomentare e mantenere i conflitti nell’avversario può sembrare un espediente, quando si tratta di conquistare gli Stati vicini, o di evitare di essere conquistati ; ma è un buon modo per mantenere una pace duratura ? Perché questi dissensi, in assenza di una soluzione pacifica (attraverso la diplomazia o l’arbitrato) lasciano solo un modo possibile per risolverli : la guerra.
Per andare oltre, esiste un nesso causale tra questo principio di politica estera del « dividi et governa » e il numero di conflitti armati che esistono oggi nel mondo ?
Il filosofo americano L. Ron Hubbard formulò nel 1968 quella che chiamò La Legge della Terza Parte (la parola « parte » qui è intesa nel senso di « ciascuno di coloro che sono interessati alla stessa questione », cioè le « parti in conflitto ») :
« IN OGNI DISPUTA, DEVE ESSERE PRESENTE UNA TERZA PARTE SCONOSCIUTA PERCHÉ POSSA ESISTERE UN CONFLITTO. […]
E anche
TUTTI PENSANO CHE DEBBANO ESSERE IN DUE PER COMBATTERE, MA DEVE ESISTERE UNA TERZA PARTE CHE PROVOCHI LA DISCORDIA PERCHÉ SI VERIFICHI UN VERO CONFLITTO. »(3)
Aggiunge : « Quando si esaminano da vicino i conflitti “personali”, le controversie tra gruppi o le ostilità tra nazioni, si finisce per trovare, se la si cerca, la terza parte insospettata dai due avversari, o se sospettata per un momento, respinta come “inverosimile”. Tuttavia, un lavoro di documentazione accurato conferma infine la cosa.
Questa informazione è di un’utilità straordinaria. »(4)
Molti esempi storici verranno senza dubbio in mente di come una potenza straniera abbia usato una rivolta all’interno di un paese straniero, o un dissenso tra due paesi, per promuovere i propri interessi a spese di quelli degli altri due. Il principio del « dividi e governa » in politica internazionale dovrebbe quindi essere visto per quello che è, cioè come uno stratagemma di guerra : perché richiede che questa terza parte operi senza che le altre due parti si rendano pienamente conto del suo ruolo di istigatore.
Questo approccio, che consiste nel cercare e scoprire sempre il terzo dietro un argomento, potrebbe quindi essere applicato anche con profitto in conflitti aziendali o familiari. Potrebbe rivelarsi un ottimo strumento nelle mani di mediatori professionisti.
(1)Niccolò Machiavelli, Il Principe, capitolo XX, Einaudi, Torino, 1961, p. 77.
(2)Ibid., p. 78.
(3)L. Ron Hubbard, Scientology : Una Nuova Ottica sulla Vita, p. 216.
(4) Ibid., p. 216.
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